Il Mudec, il Museo delle Culture di Milano, ospita dallo scorso 25 marzo una mostra su Joan Mirò, intitolata La Forza della Materia.
Ideata da dalla Fundació Joan Miró di Barcellona sotto la direzione di Rosa Maria Malet, Direttrice della Fondazione, propone lavori dalla collezione della Fundació Joan Miró di Barcellona e da quella della famiglia dell’artista.
Interessante selezione, in cui vi sono sia quadri che sculture, colpisce sicuramente per la voglia di sfidare le tipiche convenzioni di queste due arti.
Lo stesso Mirò, infatti, diceva di aver iniziato ad essere nauseato dalla pittura e di volerla “assassinare”.
Provocazione la sua un po’ bizzarra, come il suo stile, colmo di colori, in particolare di rosso, blu e giallo, i colori primari.
Tra le opere più affascinanti “La Testa nella Notte”, in cui l’artista usando oggetti del quotidiano, di ferro, li fuse per creare la sua opera, inquietante e misteriosa.
Cosa evoca il titolo “Testa nella Notte”? Il sogno, il mondo onirico.
Quest’opera viene fatta dall’artista in un momento in cui si rende conto che lui non riesce a occuparsi di questioni più concrete e più terrene della semplice realtà.
Un piatto di ceramica, dei pezzi di metallo, del cibo in argilla e di tutto ne viene fatto un calco e fuso in bronzo. Questo per fare una scultura rivoluzionaria.
Dalla quotidianità, dagli oggetti di uso comune, si passa al tempo inteso come concetto astratto.
Scelse degli oggetti per il fascino che emanava dal loro vissuto, talvolta misterioso: anche se non si riusciva a conoscerlo, aveva comunque una storia da raccontare. Il gioco tra colori, linee e forme veniva reso oggetto, per così dire, attraverso questi stessi elementi. Oggetti normalissimi, molto riconoscibili, che venivano trasformati in allusioni anche di tipo poetico, con dei riferimenti che si possono evincere dal titolo stesso.
Questo suo estro emerge anche nelle sculture sugli animali, in particolare il modo di scolpire i galli. La coda, che somiglia ad una gigantesca mano, spicca su tutto il resto del corpo.
I volatoli affascinavano molto l’artista catalano tanto che li ritrasse e li scolpì più e più volte, insieme alle donne e alla notte, elemento mistico che lo ammaliava.
«È a Maiorca, alla purezza del mare che la circonda, alla sua luce soprattutto che bisogna collegare la poesia aerea di Miró – affermava Jacques Dupin – e il mistero imponderabile della sua linea. Maiorca “l’isola della calma”, è il cielo nella sua doppia apparenza, luce e notte, in contrasto con le potenze della terra di cui Mont-Roig è il luogo. “Pura poesia”, secondo le parole del pittore. È la grazia ingenua e perversa degli uccelli di Miró e di tutte le figure che volano, fluttuano, si girano, si aggregano e si moltiplicano sulla tela. È anche, in lui, la parte di tenerezza, la trasparenza dello sguardo, l’agilità delle mani, lo slancio lirico e della rêverie».
Per sua stessa ammissione l’artista catalano era un istintivo, seguiva l’impulso del momento, amava creare, senza un piano ben delineato in testa, senza alcuna premeditazione.
Il suo sguardo di poeta prestato alla pittura e alla scultura era quello di un “innocente con il sorriso sulle labbra” perché nelle sue opere è sempre presente questa innocenza, questa ingenuità quasi bambinesca del voler creare e scoprire la materia, anche attraverso oggetti di uso comune, rendendola fantasiosa, surreale.
Il suo stile era unico, anche se si rifaceva a molti grandi che lo avevano preceduto, ad esempio a Picasso, da cui prese spunto per creare la sua personale Guernica contro la guerra o al dadaismo, che portò però agli eccessi.
Egli bramava provocare uno “shock poetico”.
“Lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Rimango sconvolto quando vedo, in un cielo immenso, un quarto di luna o il sole. Del resto, esistono nei miei quadri delle forme piccole in grandi spazi vuoti. Gli spazi vuoti, gli orizzonti vuoti, le pianure vuote, tutto ciò che è spoglio mi ha sempre fatto molta impressione”.
Questa sua fascinazione per il firmamento è presente anche in alcune opere della mostra del Mudec.
La luna, la notte, le stelle compaiono, infatti, in diversi quadri de “La Forza della Materia”.
Mirò ha intrigato anche altri artisti, tra cui il celebre cantante blues Duke Ellington, che arrivò a dedicargli un famoso pezzo nel 1966.
La mostra sull’artista catalano durerà tutta l’estate al Mudec e si concluderà il prossimo 11 settembre.
Se volete approfondire, trovate qui sotto alcuni interessanti siti:
Mudec – Mirò la Forza della materia
Mirò – L’incendio della poesia
Mirò al Mudec – Un sguardo diverso
Articolo redatto da